Sono arrivato a Le Havre con
colpevole ritardo. Un po' complice Rosenberg che non non è tra i miei autori
preferiti, un po' il mio gruppo, rimasto scottato da Agricola, un po'
l'edizione italiana irreperibile.
Adesso finalmente, grazie alla
riedizione di Uplay, ho potuto dedicare a questo titolo l'attenzione che
merita.
Il gioco è ambientato nel
porto francese di Le Havre, tra merci che arrivano, che partono, navi da
trasporto, da crociera, edifici in costruzione, magazzini illimitati e soprattutto lavoratori famelici che, spinti
da un istinto primordiale insanabile, vogliono solo magnare a più non posso.
L'ambientazione è posticcia e
pretestuosa, ma chissene, mica siamo venuti a pescare. Noi gestiamo risorse.
Il GIOCO
Si apparecchia l'odioso
tabellone diviso in tre comode plance accostabili, dotate di vita propria e
inevitabilmente semovibili durante tutta la partita. C'è lo spazio per
collocare le nuove merci in arrivo ogni turno, le carte degli edifici
costruibili e delle navi in arrivo.
Ad ogni turno un giocatore
avanza la propria barchetta sul tracciato, rimpingua le merci nei magazzini
indicate dalla casella raggiunta, compie una singola azione principale e
compra/vende edifici a piacimento.
L'azione principale permette
di: 1) prendere tutte le merci da un singolo magazzino, oppure di 2) mandare il
proprio lavoratore in un edificio ed eseguirne l'azione.
Utilizzando i proprio edifici
non è necessario pagarne la tassa di utilizzo (di solito cibo o denaro), mentre
sarà richiesto per utilizzare quelli cittadini o quelli degli altri giocatori.
Fintanto che una pedina rimane in un edificio, questo non può essere utilizzato
da nessun altro. Comprare e vendere edifici, abbiamo detto, è opzionale e
gratuito. Vendere, naturalmente, fa incassare molto meno di quanto si è speso
in precedenza. Man mano che i turni passano, arrivano in porto anche delle
navi, acquistabili anch'esse. Queste imbarcazioni servono a fornire cibo ai
propri dipendenti. Infatti, a fine round (7 turni), c'è da pagare un ammontare
di cibo sempre crescente nel prosieguo della partita e senza navi diventa
spesso molto dura. C'è la possibilità di chiedere un prestito in franchi (che
sono una specie di jolly per il cibo) ma gli interessi sono tali da far
impallidire Alena Ivanovna.
Tra le azioni possibili
fornite dagli edifici, c'è quella di costruirne altri, pagando in risorse
anziché in franchi (per cui è possibile prendere un edificio pagandolo, come
azione gratuita, o costruendolo, come azione principale), costruire navi e,
naturalmente, tutta una infinita sere di trasformazione risorse. Ne abbiamo in
gioco ben 8 che in realtà sono 16 perché ciascuna ha sul retro la versione
migliorata. Poi alcune sono anche fonte di cibo, altre di energia e non
scordiamoci i franchi.
La struttura quindi è molto semplice:
il rifornimento è automatico, fai una singola azione, compra e vendi a volontà
(si fa per dire, perché non è che i fiorini abbondino). Grande varietà è data
dalle carte edificio speciale, delle quali solo sei vengono messe in gioco in
ogni partita, sorteggiate da un mazzo di 36 (più quelle dell'espansione Le
Grand Hameau, inclusa in questa edizione).
Come avrete notato, se un
round è composto sempre da 7 turni individuali, non tutti i giocatori faranno
lo stesso numero di azioni in ogni round. Vero, ma non preoccupatevi, la durata
della partita è calibrata per compensare questa cosa, dando a tutti gli stessi
turni.
CONSIDERAZIONI
Uwe deve aver sofferto la
fame, da piccolo. Me lo immagino, nella Forezta Nera di Cermania a cercare
bacche per sopravvivere. Come in Agricola, anche in Le Havre ogni turno devi
pagare cibo. La cosa paradossale, oltre alla fase di “raccolto” che incrementa
grano e bovini e che in un porto ci sta come il limone sulla nutella, è che
l'unico lavoratore di Le Havre mangia come tutta la famiglia di Agricola, se
non di più. Per fortuna qui ti puoi comprare/fabbricare le navi, che tu danno
un po' di respiro, altrimenti rischi di passare l'intero gioco ad affumicare il
pesce, cuocere il pane e trasformare i bovini in bistecche.
Oltre ai paradossi
dell'ambientazione dei quali onestamente sono il primo a fregarmene, altra
piccola magagna la troviamo nella grafica. Non solo tanto testo, non solo devi
continuamente alzarti e binocolare le carte dell'avversario all'altro capo del
tavolo per ricordarti che cos'ha, ma sono pure zeppe di informazioni
ridondanti, simboli, simbolini, mancava giusto la storia della genesi della
carta e la firma dell'autore in trasparenza. Sul serio, dopo un paio di partite
ci si prende la mano, ma tante informazioni, all'inizio, sono davvero
spaesanti.
Infine, parliamo del livello
di interazione. Più basso di Agricola, forse uno dei più bassi in assoluto tra
i gestionali che ho giocato. Non che sia necessariamente un difetto, anzi,
lascia molta possibilità di programmare, però se vi piace giocare col coltello
tra i denti, sappiate che Le Havre non fa per voi. In verità un po' ci si
rubano gli edifici costruibili, qualche volta ti piazzano il lavoratore proprio
dove serva anche a te e non se ne vogliono più andare, però, in linea di
massima, si trova sempre qualcosa di alternativo da fare, viste le immense
possibilità che il titolo offre.
Ultime note negative, così la chiudiamo con i mugugni e passiamo alle positive, sono la durata e la ripetitività, probabilmente la seconda esacerbata dalla prima. Almeno per me,
un gioco da 50-60 minuti a giocatore inizia a essere eccessivo. Vero che il
regolamento contiene una versione breve, ma non è la stessa cosa (mancano, ad
esempio, gli edifici speciali). Però ecco, personalmente, dopo 4 ore di
trasformazione di ferro in acciaio e di argilla in mattoni, la voglia di
giocare un'altra partita mi torna forse dopo un paio di mesi.
Finito di brontolare, passiamo
al bello. Perchè di bello, in Le Havre, ce n'è molto e posso dirvi che
complessivamente il titolo è piaciuto a tutto il mio gruppo più di ogni altro
gioco di Rosenberg provato. Per cui prendete i paragrafi qui sopra più come
degli avvertimenti che non come sconsigli.
Le Havre è onanismo
gestionale. Prendo l'argilla, la trasformo in mattoni, ci compro un edificio
con cui cambio il grano in pane e soldi, col pane sfamo, coi soldi pago la
tassa a Franchino per trasformare il ferro in acciaio con cui, assieme al
carbone, compro una nave da crociera per sfamare il lavoratore che ha
trasformato l'argilla. 8 risorse primarie: pesce, legno, carbone, argilla,
ferro, grano, bovini, pelle; 8
secondarie, ricavate dalle prime: pesce affumicato, carbonella, carbone
raffinato, mattoni, acciaio, pane, bistecche, cuoio; pesce, pesce affumicato,
bistecche e pane che sono anche cibo (una sorta di super-risorsa); legno,
carbonella, carbone, carbone raffinato che sono anche energia (altra
super-risorsa); la pelle/cuoio, che alla prima partita dici “ma serve a un
cazzo questo?” e che invece, nei giusti edifici, ti riempiono di franchi come
se piovesse; già, altra risorsa, buttiamoci dentro pure i franchi; e non
dimentichiamo le combo tra edifici, i bonus per simboli particolari, sia in
produzione che a fine partita.
E la cosa più bella, elegante,
efficace e stupefacente è che tutto questo lo ottieni con un solo singolo
lavoratore. Mi pare fosse Mauro di Marco (ILSA-magazine.it) che parlava di
“piazzamento lavoratori essenziale” o un'espressione simile. Nulla di più vero.
Le Havre distilla il principio del piazzamento lavoratori e lo condensa in un'unica
pedina, un'unica azione a turno, un edificio da scegliere su più di 30 a
disposizione, un mare di possibilità riassunto in una singola mossa.
Il gioco regala un'ottima
profondità, te la fa sudare con una non semplice lettura del tavolo e con una
durata importante, ma ti ripaga di quello che spendi.
Quando ho chiesto ai miei
compagni perché lo avessero gradito più di Agricola, principalmente è sembrato
loro che, nonostante l'ansia da cibo rimanga, questo offra comunque più
libertà, più possibilità, il tutto tramite meno confusione e dispersività. In
parte sono d'accordo con loro, anche se penso che chi ama i gestionali non
possa fare a meno di possedere e giocare entrambe.
Ricordo, infine, che il gioco è disponibile anche nel negozio online Egyp.it
Le immagini sono tratte da BGG (postate da Henk Rolleman, Fermin Uribetxebarria, Vital Lacerda, Uwe Rosenberg, Steve Duff) o dal sito della/e casa/e produttrice/i alle quali appartengono tutti i diritti sui giochi di cui si parla. Le immagini e regole sono state riprodotte ritenendo che la cosa possa rappresentare una gradita forma di presentazione del gioco e saranno rimosse su richiesta.
Ormai è passato qualche anno dalla mia ultima (e cmq terza o quarta) partita a Le Havre. Il ricordo più vivido è il mal di testa a fine partita (oltre alla soddisfazione).
RispondiEliminaLo trovo un gran gestionale. Molto vario e con il piacere nel creare le giuste combo di produzione.
I giochi di Rosenberg sono così: mi fan venire spesso mal di testa alla fine ma mi lasciano una gran voglia di rigiocarli. Grazie per l'articolo, potrebbe essere uno spunto per riprenderlo una buona volta.
Ciao
Grande Agz.....come sempre!
RispondiEliminaBellissima la frase : ' Le Havre è onanismo gestionale. ' aggiungi ' puro ' :-D
continua a non piacermi ...
RispondiEliminaOttima recensione, bravissimo, Sei generoso comunque a chiamarli "sconsigli"......Concordo con Luca, io tengo la scatola per meri fini collezionistici, anche se, qualora ci venissi invitato, non è certo che mi alzo dal tavolo.... L'importante è giocare. Ciao e buon gioco a tutti
RispondiEliminaGuido
Ottimo articolo, tecnico e precisissimo, ma a mio avviso un po’ troppo enfatizzati i difetti di questo splendido cinghiale bianco.
RispondiEliminaPer me Le Havre è un cult assoluto, un Profondo Rosso dei giochi da tavolo.
Poi naturalmente i gusti son gusti e non è giusto giudicare quelli degli altri….e comunque brucerete all'inferno per la vostra blasfemia.
AhAhAhAh.....esci da questo corpo, Uwe!!!!
RispondiEliminaGuido
L havre e' come un film di Fellini !! Un capolavoro da cui ti tieni pero' molto lontano ehehe !! Come la maggior parte dei giochi di Uwe ci sono talmente tante cose da fare che non sai da dove iniziare e soprattutto per spiegarlo bene a dei neofiti occorrono delle doti che in pochi possiedono !!
RispondiEliminaNoi lo preferiamo in 3, le partite hanno una durata molto più contenuta e si ha un maggior controllo del gioco.
RispondiEliminaIl bello di le Havre è il calcolare in anticipo almeno 2/3 mosse ed avere anche delle mosse extra in caso gli avversari ti "fregano" la tua, gioco spettacolare e ben fatto ;)
Il primo gioco di Rosenberg che ho comprato (poi sono arrivati anche gli altri) e per il quale nutro ancora tanto affetto, giocato solo in 2-3 è sempre durato il giusto e con soddisfazione di tutti. Soprattutto la possibilità di specializzarsi e la minore oppressione che si sente nello sfamare i "marinai/scaricatori/quel che vi pare" inizialmente me lo hanno fatto preferire ad Agricola. Grande classico per me
RispondiEliminaHo giocato una sola partita e non l'ho criticato più di tanto, diciamo che son rimasto molto perplesso, senza giudicare... ma questa disamina spassionata e un pochino cattivella mi trova molto d'accordo.
RispondiEliminaNon sono molto d'accordo con la recensione, il gioco ha un suo ritmo e tu devi entrare in quel ritmo. Ci sono 2-3momenti focali nel gioco dove decidi la partita, o dentro o fuori. Il gioco non ti aspetta, la barchetta procede sempre avanti e ogni mossa che sbagli, è tempo perso per sfamare i lavoratori, è tempo perso con i tuoi avversari.
RispondiEliminail gioco ha un'interazione, se giochi sopratutto molte partite, se impari il ritmo e quindi acquisisci la capacità di guardare gli avversari e i loro prossimi turni di gioco.
gioco fantastico!
sicuramente vista la durata, non per tutti.
Se è bello la metà di Agricola allora ho fatto un grande acquisto (ordinato questa Domenica).
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